[Linux-Biella] Software Patents: 648 a 14!!!

Marco Ermini marco.ermini a gmail.com
Ven 8 Lug 2005 10:02:51 CEST


On 7/7/05, Paul TT <paultt a bilug.linux.it> wrote:
[...]
> >Non lo trovo un argomento attinente. Lo sviluppo software è ormai
> >un'attività secondaria rispetto alla gestione complessiva di una
> >struttura informatica; sempre più spesso si utilizza quello Open
> >Source proprio perché è più alla stregua di una commodity che non di
> >uno sviluppo, e se c'è da sviluppare qualcosa lo si dà in outsourcing.
> >
> ma magari qualcuno lo sviluppa quel software ?!?!? ti e' mai venuto in
> mente? o magari lo raccogli sugli alberi?????

Certo, e continua a farlo. E lo fa pure negli USA, dove ti faccio
notare, nasce la gran parte del software Open Source, nonostante ci
sia una legislazione sui brevetti che la FSF considera molto più
restrittiva di quella Europea (ed è così).

Il software libero continua e continuerà ad essere sviluppato, proprio
perché non è considerato "sviluppo" ma implementazione di "commodity"
che possono essere poi utilizzate da tutta l'industria.

E' per questo che ERS ha detto che la GPL è superata. In effetti, la
licenza BSD, o quella di Mozilla, per esempio, sono molto più adatte a
questi scopi e porgono molte meno problematiche "virali"
all'industria.

Apache è una commodity. Non è qualcosa che puoi vendere, ma qualcosa
che implementi. Dieci lo sviluppano, mentre diecimila lo implementano.
Una parte degli sviluppatori di Apache è pagata da IBM, che è la
società che detiene più brevetti sul software al mondo. Questo
dovrebbe far riflettere.

Finché sarà sempre così, nessuno metterà mai brevetti che impediscano
la diffusione di Apache. Ovvero, finché ci sarà convenienza affinché
il software Open Source venga diffuso come fosse uno "standard", non
ci sarò nulla da temere, che ci siano o meno dei brevetti, non
verranno fatti valere.

Il discorso è molto semplice: tutta la questione dell'"artisticità"
del software è artificiosa - magari vale per i professori universitari
(quindi, gente in gran parte fuori dal mercato, soprattutto in Europa)
magari formati culturalmente in altre epoche (come Knuth). In realtà
il software è un prodotto, come lo è un tergicristallo o un ascensore.
Non si può brevettare l'idea di tergicristallo, ma se inventi un
tergicristallo innovativo perché non dovresti brevettarlo? la
differenza risibile con il software, qual è?


> >Le aziende interessate da questi argomenti sono molte di più di quelle
> >che sviluppano software, sono tutte quelle che con il software ci
> >vivono e lavorano.
> >
> >
> ma, sai, se intalli e configuri e basta, chettefrega di installare e
> configurare merda o oro? si', entrano in gioco idee e convincimenti
> morali, ma cmq se gestisci gestisci, non paghi il brevetto per
> sviluppare qualcosa... tanto kettefrega lo fa qualkunaltro :-)

Il fatto è che tu consideri il punto di vista soggettivo, io quello globale.

E comunque, considera che l'argomento principale di chi sostiene la
non brevettabilità tout court del software è assolutamente simile alla
tua: io non creo mai una cosa innovativa, ma assemblo ogni volta gli
stessi costrutti, assoggettabili a formalismi che sono già stati
codificati e sono patrimonio culturale universale e perciò non
brevettabile.

Ovvero, qualsiasi software io scriva, alla fine, la mia attività si
limita all'"assemblare e configurare"... francamente molto artificioso
e poco sostenibile.


Ciao!
-- 
Marco Ermini
http://www.markoer.org
Dubium sapientiae initium. (Descartes)
root a human # mount -t life -o ro /dev/dna /genetic/research
<< This message is for the designated recipient only and may contain
privileged or confidential information. If you have received it in
error, please notify the sender immediately and delete the original.
Any other use of the email by you is prohibited. >>



Maggiori informazioni sulla lista Linux